
È uscita la mia nuova intervista sulla rubrica "Buone Notizie - L'impresa del bene" del Corriere Della Sera, trovate l'articolo originale qui.
Il primo piatto cucinato , una zuppa di cipolle. Lo chef, dopo le esperienze all’estero, è tornato all’agriturismo di famiglia a Castrovalva, un borgo di 15 abitanti in provincia de L’Aquila. «Lavorare nel bosco è un privilegio. E così ho imparato a non sprecare»
«J sò wild». Il cuore di Davide Nanni, lo chef tra i boschi, è racchiuso in questa frase, stampata sulle maglie che indossa nei video del profilo Intagram da duecentomila follower, mentre cucina in mezzo alla natura dell’Abruzzo con pochi utensili essenziali. Giusto il minimo indispensabile. Un tagliere di legno ricavato dagli alberi, un coltello artigianale fatto da un amico, dei rametti al posto dei cucchiai, due padelle che fanno anche da «forno» e un tegame di ghisa da mettere sul fuoco, acceso con i sassi. «Ho studiato per migliorare la mia tecnica col tempo - racconta - e oggi all’aperto cucino antipasti, primi, dolci». E sorride: «È diventata una sorta di sfida perché è facile cucinare a casa, ma in mezzo ai boschi? E quando vedi che lì riesci a fare le cose persino meglio capisci quanto spreco c’è nel riempirsi di roba che in realtà non ci serve». Scenario incontaminato delle prodezze culinarie di Davide Nanni (foto di Luca Parisse) sono i boschi intorno a Castrovalva, un borghetto di 15 abitanti in provincia de L’Aquila dove i suoi genitori hanno un agriturismo, che lui anima da un paio d’anni con la propria cucina, da Pasqua a settembre. Richiamando curiosi e visitatori nel piccolo borgo, che Nanni ha rianimato con l’entusiasmo dei suoi 32 anni scegliendo come luogo del cuore la Locanda Nido D’Aquila della famiglia, dopo avere lavorato in giro per il mondo. Tra Roma, Londra e la Florida.
In questo modo Davide può dare una mano a mamma e papà, i suoi affetti più grandi, e goderseli appieno dato che la lontananza dalla famiglia lo ha fatto soffrire un po’. «Il primo piatto che ho cucinato nei boschi è stata una zuppa di cipolle che ho preparato con papà», racconta: «Ero triste e gli proposi di punto in bianco di andarci a fare una mangiata alla vigna di nonno, il mio nonno preferito, quello che mi ha insegnato a fare legna e accendere il fuoco. “Ma sei impazzato?” rispose mio padre, ma poi mi seguì».
Fu l’occasione del primo video, fatto insieme per gioco. Un passatempo da un milione e seicentomila visualizzazioni. «Il successo di quel primo video “wild” non fu tanto per la ricetta, quanto per il senso di libertà che la gente aveva avvertito e per quel senso di famiglia condiviso con mio padre, che ormai tutti amano perché è un bonaccione più di me». Immancabile, infatti, la chiusa dei video di Davide affidata al «Signor Marione» che plaude alle ricette «buone proprio come le faceva mia madre». Evocando così il ricordo delle nonne di Davide, da cui in qualche modo tutto ha avuto inizio. «La passione per la cucina l’ho sempre avuta, perché sono cresciuto con loro» racconta lo chef dei boschi. «A sei anni - spiega - siamo tornati qui da Roma, dove vivevamo perché papà lavorava lì. Con mamma hanno aperto quasi subito il loro agriturismo e, dato che io ero molto vivace quando ero ragazzino, mi lasciavano a casa con le nonne a fare la pasta all’uovo e i dolci per il ristorante. Nonna Adriana e nonna Daria mi hanno trasmesso, al di là della passione, proprio il rispetto per il cibo». Arricchito da quei piccoli, preziosi, segreti per fare la pasta fresca (anche senza glutine), la pietanza che ancora oggi Davide ama più preparare. Soprattutto nei boschi, lontano dai circuiti dello star system culinario. «Ho sempre creduto nel rispetto, nell’altruismo, nel sostegno al prossimo, valori che nelle cucine dei ristoranti difficilmente trovi» confida. «Invece di aiutarmi, mi mettevano i piedi in testa, un po’ anche per gelosia. Non era il mio ambiente. Ma per fortuna c’è stato anche chi mi ha insegnato tanti trucchi del mestiere». Quelli che servono ancora di più per fare una cucina “wild” come quella di Davide Nanni, tutt’altro che semplice. «La cucina nel bosco è tutta chimica, se non hai una base professionale e tecnica non puoi riuscirci, c’è tanto studio dietro» spiega.
«Sono stato sempre anticonvenzionale e continuo a esserlo, visto che tutti vanno avanti e io torno indietro cucinando in ginocchio per i boschi. Perché J sò wild veramente, non è uno slogan» sorride. «Sono cresciuto qua, con mio nonno che mi portava a pascolare le pecore in mezzo ai prati, e vedere gli occhi felici della gente che mi guarda cucinare all’aperto mi fa stare bene». Tanto quanto il privilegio di stare immerso nella natura, in quel paesaggio che gli appartiene per la sua storia personale, che avrebbe potuto prendere una piega diversa se l’amato nonno non lo avesse fatto rigare dritto. «Oggi - considera - sarebbe orgoglioso di me» e «di questa cucina fatta di tradizione». «La gente ha proprio bisogno di ritornare alla semplicità e alla qualità» conclude Nanni: «Con il regresso si va verso il progresso, lo dico sempre. Per me è stato così».
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