
È uscita la mia nuova intervista su Marie Claire, trovate l'articolo originale qui.
Anticonformismo, sostenibilità, ingredienti naturali, amore per la terra, Davide Nanni: "Voglio essere uno chef buono con la mia cucina libera e selvaggia".
"Mi piacerebbe trasferirmi in un paesino tranquillo, a contatto con la natura. È una frase che sento dire spesso, più di quanto immaginiate. Però è un desiderio che solo un adulto può nutrire, perché può scegliere di vivere in un determinato modo". Lui, lo chef wild Davide Nanni, lo ha fatto. È tornato a vivere a Castrovalva, un piccolissimo paese di quindici persone nel cuore dell’Abruzzo, dove è nato. Ha abbracciato la sua terra per andare a cucinare nei boschi. E rivisitare piatti abruzzesi con ingredienti a km zero, coltivati e prodotti nel suo agriturismo - ben l’87%, dai formaggi al guanciale, dalle verdure dell'orto alla pasta fatta a mano - con un ristorante che, per ragioni di sostenibilità, è aperto solo sei mesi l’anno. E oggi è lo chef wild più amato e seguito sui social (@chefdavidenanni).
"Dopo 10 anni in giro per il mondo, tempo trascorso a lavorare nelle cucine di New York e Londra, ero demotivato perché non avevo trovato la felicità che mi immaginavo. In America guadagnavo bene, ma non mi permettevano di fare la vera cucina abruzzese" ci racconta durante l'intervista. "Così quando mi chiesero di mettere la polpetta sull'amatriciana, io, che avevo già dovuto scendere a compromessi e sporcare la carbonara con la panna, non ce l'ho proprio fatta. Mi sono licenziato e sono tornato a casa".
E casa per Davide significa Castrovalva, un piccolissimo paese nel cuore dell’Abruzzo (frazione del comune di Anversa degli Abruzzi) dove vive la sua famiglia, un paese arroccato sulla cresta di una montagna nella splendida Valle del Sagittario a poco meno di 1000 metri di altezza, circondato da boschi secolari e incolti. Lì è tornato (durante il periodo Covid) per ritrovare l'autenticità del suo lavoro, il rapporto con la sua terra e portare avanti la sua idea di cucina anticonformista, semplice e pura.
E, qui, una mattina, "era un periodo in cui ero deluso e depresso, ho chiesto a mio padre di andare a preparare una ricetta nella vigna di nonno, il luogo dove, da ragazzino, pascolavo le pecore. Un luogo della memoria e del cuore. E ho girato un video sulla cipollata (di cipolle e patate) che ho cucinato lì. Cercavo una giornata di libertà, ho trovato una condivisione di sensazioni immensa: quando ho postato il video in una settimana ho fatto un milione e 600 mila visualizzazioni. Leggevo i commenti: mi dicevano grazie per aver percepito natura, benessere, vita all’aria aperto".
Quella vigna, dove da bambino trascorreva molto del suo tempo a giocare, e quel bastoncino, che era la posata che il nonno gli costruiva da piccolo, gli hanno portato fortuna. O forse era un destino già scritto quello di Davide. Perché in mezzo alle pentole era cresciuto, la cucina se la porta dentro sin da quando bambino osservava le sue «nonne tirare la pasta e preparare i dolci della tradizione» e andava per boschi insieme al nonno Angelo dove rimaneva "affascinato dai piatti che riusciva a cucinare su un fuocherello improvvisato, un mix di emozioni, esperienze e radici".
Così, oggi Davide cucina nei boschi su un asse di legno appoggiato su due pietre per terra e due pentole che servono anche per creare un forno; prepara ricette con ingredienti prodotti nella sua azienda agricola, aperta solo da Pasqua a settembre: "Quando le pecore non hanno più latte, chiudiamo il ristorante. Scelta etica e molto sostenibile" ci spiega. Ma la gestione del suo ristorante-agriturismo, la Locanda Nido d’Aquila, è un lavoro che lo occupa tutto l'anno. "Ci si alza alle 5 di mattina per badare all’azienda agricola, nel mese di novembre si raccolgono le olive con le mani congelate, in inverno ci si dedica a fare i salumi e l’olio, in primavera si preparano i formaggi... ". Quello che però più gli piace è trascorrere del tempo nei boschi a cucinare. "Quando sono lì mi sento bene, sono felice. Me lo dice anche la gente: sei più chef mentre cucini nei boschi. Anche se è faticoso: per terra, pentole pesanti (ciascuna pesa 7kg), carbone per fare il forno. Ma è lì che mi sono accorto che basta veramente poco per fare qualcosa di grande, quanto di superfluo c'è nella nostra vita oggi. Un mio caro amico mi ha chiesto: Ma tu, Davide, che chef vuoi essere? Voglio essere lo chef buono. Voglio che la gente mi apprezzi per come vedo la vita e per come vorrei che la vita fosse".
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